Amorgos, Cicladi – Il monastero della Panagia Hozoviotissa e Le Corbusier

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Amorgos, Cicladi – Il monastero della Panagia Hozoviotissa e Le Corbusier

Il monastero nel 2011 – lato ingresso
Facciata esterna – disegno del 2011
Interno della cappella –
disegno del 2011

“Un posto magico ed intenso.

Un’icona della Vergine Maria del V secolo che proviene dalla Palestina, un quadro di S. Giorgio scolpito nel legno del XV secolo che viene da Cipro. Una serie di icone, dipinti, stipati in uno spazio semplice come una cappella ad una navata.

Ma la parte di sinistra è un po’ particolare: è la nuda roccia di una parete a strapiombo sul mare; il tutto costruito intorno al 1000, con la costruzione della prima chiesa verso l’800 dopo Cristo.

Questo incredibile edificio ha resistito un millennio, passando per terremoti, guerre e passaggi di potere dell’isola dai veneziani ai turchi ed infine ai greci.

Oggi ci vivono tre monaci, ma ne sta per arrivare un quarto a rimpiazzarne uno morto da poco. Due o tre persone lavorano qui per aiutare i monaci nella vita quotidiana e per la manutenzione del luogo.

Il “pennello” per la facciata!

Una volta all’anno viene una persona da fuori per ridipingere la facciata esterna, con un cesto di legno che non voglio sapere come viene appeso…

Per le provviste e l’acqua qui si è ancora all’anno 1000: è l’asino l’unico mezzo di trasporto per l’ultimo tratto di percorso di pietra. Uno l’ho trovato parcheggiato in alto, mentre altri due facevano il loro lavoro portando su l’acqua.

Il mulo all’ombra

La cosa incredibile è l’ingresso principale, da un arco basso che ti devi inchinare per entrare dentro nel buio profondo, accentuato dal bagliore esterno da cui provieni.

Poi sali verso la chiesa con la scala addossata alla roccia, che ti viene contro inclinata.

La luce si infila dentro dalle piccole finestre sulla facciata a valle.

L’edificio ha 8 piani in tutto, e l’altra parte non visitabile è dove vivono i monaci, con un’altra chiesa e spazi vari di magazzino, refettorio, forno e cisterne per l’acqua.

La parete di roccia a cui il monastero è addossato non ha risentito di terremoti forti, come quello del 1956 che ha semi distrutto Oia a Santorini, e il muro di pietra non ha mai avuto cedimenti.

Ovviamente qualche frammento di roccia si stacca sempre, ogni giorno, ma non ha mai causato danni a persone, neanche la grossa roccia che si è staccata anni fa ed ha sfondato tre piani dal terrazzo in giù.

Sono chiaramente tutti segni del fatto che il luogo è protetto costantemente dalla Vergine …”

Daniele, diario di viaggio 26-09-2011

Così avevo scritto nella mia prima visita qui. C’è poco da aggiungere, magari qualche foto nuova invece di quelle del 2011, anche se allora c’era la luce della mattina orientata meglio ed ho fatto più attenzione, essendo la prima volta, nonostante la camera dell’epoca (Canon Powershot G12) fosse più limitata rispetto alla mia Apsc di oggi (Canon Eos M6). Ci dovrò tornare di nuovo per fare foto ancora migliori… tutte le scuse sono buone 🙂

Solo un po’ di storia e qualche considerazione in più.

La madonna di Hozoviotissa e la protezione del monastero

La cappella di Agia Anna – 2011

L’icona della Madonna era stata portata qui nell’VIII secolo da alcuni monaci scappati dalla terra santa, dal monastero di Chozeba (oggi Koziba) che era stato saccheggiato dagli arabi. Arrivati ad Amorgos sono approdati dove ora c’è la cappella di Agia Anna, subito sotto la grande parete rocciosa, che ricordava loro quella del loro monastero di origine, sempre addossato ad una parete di roccia.

Convento di San Giorgio di Koziba – foto da Wikipedia: Dr. Avishai Teicher Pikiwiki Israel – Licenza CC 2.5 – https://creativecommons.org/licenses/by/2.5/deed.en

I monaci avevano messo in salvo l’icona nella piccola cappella sotto alla rocca della Chora, il paese principale dell’isola (vedi articolo) e cercato un luogo per la costruzione del monastero.

Dopo alcuni giorni di lavoro trovarono il cantiere distrutto da una frana e uno degli operai vide circa 50 metri più in alto un chiodo conficcato nella roccia. Fu preso come un segno del luogo giusto dove edificare e ricominciarono da lì. Si può vedere il chiodo all’interno del monastero.

Data la difficoltà estrema di realizzazione dell’opera per molti anni non riuscirono a completarlo, fino all’intervento di Alessio I Comneno, imperatore di Bisanzio, che stanziò i fondi necessari alla costruzione, come aveva fatto a Patmos, dove nello stesso anno 1088 fu costruito il monastero di San Giovanni, un altro dei luoghi più sacri in tutta la Grecia.

Il monastero di San Giovanni a Patmos emerge dalle case della Hora

Da quel momento fra i due monasteri c’è stata una vera e propria fratellanza. Sembra che l’abate di un monastero fosse eletto dai monaci dell’altro e viceversa.

Non ci sono documenti dell’epoca che testimoniano questo, ma documenti successivi che citano quello che la tradizione orale raccontava. Ho preso alcune notizie dal piccolo depliant preso al monastero nel 2022 e da un libro più approfondito che avevo preso sempre lì nel 2011.

Il fatto è che il monastero è rimasto veramente indenne dai terremoti dei secoli, non ultimo quello del 1956 che sembra abbia provocato un’onda di tsunami di 25 metri proprio nella costa sottostante!

Insomma è veramente un luogo sacro e protetto.

I monaci ti fanno visitare il monastero e offrono sempre un liquore e un dolcetto, come segno di accoglienza. 

È da molti anni che un gruppo di architetti sta cercando di far inserire il monastero nei beni Unesco, ma dal controllo che ho fatto ancora non è nei beni tutelati. Speriamo al più presto!

La visita del 2022

La visita è stata veloce questa volta, perché eravamo a ridosso dell’ora di chiusura delle 13. Ma vale sempre la pena di andarci, resta sempre una emozione grande.

Parlando con il ragazzo che ci ha accompagnato nella chiesa, dove purtroppo non si possono fare foto (per quello nel 2011 avevo fatto quella specie di schizzo 🙂 ), abbiamo capito che la voce wikipedia inglese che descriveva il monastero non era proprio giusta… Peter ha cercato di capire meglio e il ragazzo ci ha spiegato i dubbi che avevamo. Poi abbiamo preso il piccolo depliant, da cui ho tratto alcune informazioni. 

Se vuoi leggerlo tutto è qui allegato.

In questi giorni ho cercato la voce Wikipedia ma non c’è più … magari abbiamo smosso qualcosa e l’hanno tolta. Speriamo reinseriscano la voce, anche se ci sono molte notizie controverse.

Essendo con gli amici ho anche qualche foto in cui ci sono io, ovviamente che traffico con le foto, ma non solo.

Al monastero nel 2022

Le Corbusier e il monastero

foto di LauterGold da Flickr https://creativecommons.org/licenses/by-nc/2.0/

La prima volta che ho visto il monastero di Amorgos, anche in foto prima di andarci, sono rimasto molto colpito dalla sua assoluta somiglianza ad un edificio importante per la storia dell’architettura moderna, la Cappella di Notre-Dame du Haut a Ronchamp in Francia.

Ovviamente la somiglianza è inversa, visto che la cappella di Ronchamp è del 1955.

Poi spulciando un po’ di notizie ho scoperto che Le Corbusier ha sicuramente visto il monastero, nel viaggio immediatamente successivo al IV CIAM (Congresso internazionale di architettura moderna) del 1933, che si svolse ad Atene sul tema: La città funzionale.

I partecipanti al IV CIAM ad Atene

https://it.wikipedia.org/wiki/Congresso_internazionale_di_architettura_moderna

La nave Patris II

Il congresso si sviluppò in modo “itinerante”: partirono tutti da Marsiglia con una nave, la Patris II, ed arrivarono ad Atene alternando le relazioni dei vari partecipanti.

Un congresso itinerante! Un’idea molto singolare!

Le Corbusier

Era presente anche László Moholy-Nagy, artista fra i più importanti del Bauhaus, che filmò la traversata, lasciando un documento storico molto importante, da cui sono tratte le immagini, che ora è visibile qui:

Con un breve “trailer” qui

Dal congresso uscirono alcuni principi sullo sviluppo delle città, riuniti in quella che chiamarono “Carta d’Atene”, che sancì l’inizio dell’urbanistica moderna (che forse ha rovinato un po’ lo sviluppo delle nostre città, che avevano seguito una crescita più organica nei secoli precedenti).

https://it.wikipedia.org/wiki/Carta_di_Atene_(CIAM)

Ma la cosa importante per questo racconto avvenne dopo il congresso, quando un gruppo degli architetti presenti, fra cui ovviamente Le Corbusier, decisero di fare un giro nelle isole dell’Egeo, passando da Egina, Serifos, Santorini, Ios ed anche da Amorgos, anche se non è presente nel film.

Le finestre del Monastero di Amorgos
Image by Walti Göhner from Pixabay

Non è possibile che una suggestione così forte non sia maturata nella sua testa per 20 anni e riutilizzata in una delle facciate più interessanti mai realizzate.

Ovviamente Le Corbusier ha composto a modo suo la facciata della cappella, con le sue proporzioni matematiche, molto più astratte, ma la suggestione di una grande parete con piccoli buchi viene sicuramente dal monastero di Amorgos!

Le foto di Ronchamp purtroppo non sono le mie, non essendoci mai stato ancora. Ma prometto che appena riuscirò a visitarla metterò il risultato qui in questo articolo del blog.

Questo parallelo architettonico mi è risuonato molto forte a partire dalla mia prima visita ad Amorgos del 2011 ed il pensiero si è rinnovato nel 2022.

Penso mi rimarrà dentro per sempre, insieme al magnifico paesaggio di questo luogo e alla architettura protetta dalla parete di roccia a picco sul mare!.

Il monastero nell’ombra della roccia, dalla “mia” spiaggetta d’elezione

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