Heraklion
L’iniziazione alla civiltà minoica

La fermata dell’autobus è sulla strada principale, dove abbiamo appuntamento con il signore che ci affitta la stanza.
Arriviamo direttamente dall’aeroporto, dall’altra parte della città e siamo verso la periferia, per risparmiare sulla stanza (che in questo caso non è stato conveniente perché il bus costa 2,20, sommando 4 tragitti al giorno e messi sul budget della stanza…).
Lui è un tassista che arrotonda anche affittando gli appartamenti dove andiamo a dormire.
Ci accompagna con la sua macchina, un taxi ovviamente, fino a casa.
Un bel vantaggio quando hai un trolley con te, comodo solo perché è un bagaglio a mano che ti evita di attendere il tuo zaino sul nastro trasportatore.
In questo caso, avendo affittato un’auto per girare l’isola va bene, perché non dovremo camminare a piedi con il bagaglio, tranne che per questi primi giorni in città.
Una volta sistemati capiamo come funzionano gli autobus e andiamo nel centro della città per fare un giro.
Il mare è sempre una fonte di rilassamento mentale. Il giro intorno al molo e alla fortezza veneziana ci inizia ad un nuovo luogo di mescolanze temporali e di popoli.

Essere di nuovo in Grecia dopo tanto tempo mi fa sentire bene come mi capita sempre.
Basta respirare il vento del mare per sentirsi a casa.
Già all’aeroporto di Atene, dove abbiamo fatto scalo, le percezioni si dilatavano:
L’attesa
Aria larga, dilatata. Da questa piccola pausa sento l’aria che passa.
Sostituto sospeso
Fra nuvole solo nel cielo e colori e aria senza umido dentro. Athens airport – 23/08/2019 |
[Se non l’hai ancora visto, vediti The flight ]
La chiesa e il pope
Camminando in città entriamo nella chiesa di Agios Titos. C’è la festa il giorno dopo e fervono i preparativi, il pope gira insieme a varie signore che lo aiutano a sistemare la chiesa.

All’esterno la piazza è tappezzata di bandierine per la festa, quasi bandierine tibetane al vento.
Mi incuriosiscono sempre i sacerdoti greci, con la grossa barba e l’aria seria. Quando mi è capitato di ascoltare una messa sembra di stare in un altro secolo, le messe sono sempre cantate e la voce bassa diffonde una melodia quasi gregoriana.

La città è bella ed incasinata, come tutte le città greche un po’ più grandi di un villaggio, ed è quella l’aria che mi piace, un po’ paese un po’ degrado da abusivismo diffuso. Che poi abusivismo non è, visto che fino a poco tempo fa in Grecia non avevano nemmeno un catasto urbano e le regole per la costruzione sono tutt’oggi molto blande…
In ogni caso c’è sempre quell’aria da città turistica un po’ grande, che crea automaticamente un po’ di fastidio.
I pochi monumenti presenti in città sono per la maggior parte del periodo di dominazione veneziana, come anche nelle altre città dell’isola.
Facile, visto che sono stati lì per quattro secoli, iniziando dal 1204!
Le mura di cinta somigliano per dimensione a quelle di Rodi, ma non per suggestione, visto che sono ormai incluse nella città costruita sia al loro interno che all’esterno, anche se quando sei sul bus, oltrepassarle sembra sempre un varco temporale. Invece a Rodi cingono ancora la città medievale, ben conservata nei secoli.
La fortezza del mare, spazzata dal vento, chiude il porto e domina l’approdo alla città veneziana.
Il museo archeologico
La visita al museo archeologico è ovviamente obbligatoria, per capire meglio la civiltà minoica, che ho approfondito con un libro che mi ha accompagnato per tutto il viaggio e anche oltre, facendo rimanere vivo l’interesse per questa civiltà affascinante.
(Paul Faure, La vita quotidiana a Creta ai tempi di Minosse, BUR Biblioteca Universale Rizzoli, 2018)
Si entra in un tempo precedente a quello della civiltà greca di cui siamo abituati.
Pensiamo sempre all’arte greca come il livello più elevato raggiunto in quell’epoca, dai monumenti all’arte plastica.
Però qui a Creta ho scoperto che forse il mondo minoico era più evoluto ancora. Forse l’arrivo dei micenei prima e degli achei dopo ha interrotto l’evoluzione di una civiltà che si può avvicinare tranquillamente a quella egiziana, con la quale condivide un pezzo di tempo, circa dal 2900 al 1400 A.C.
Non è un caso che gli scambi commerciali e culturali far le due civiltà fosse notevole.
Molte sculture egizie sono nel museo di Heraklion, come molti vasi cretesi sono stati trovati nelle tombe egizie.
Passare da simboli all’apparenza più grezzi come le asce bipenne o le corna di toro rituali alla ceramica più raffinata di vasi, tazze e figure cerimoniali mi ha fatto scoprire la ricchezza estrema delle manifatture minoiche, in cui la guerra e le battaglie non hanno un peso eccessivo nelle raffigurazioni, indice di un periodo abbastanza pacifico.
È uno scrigno pieno di tesori, ceramiche, oggetti in pietra, metalli fini all’oro più prezioso dei gioielli, come il famoso pendente delle api, che fa rimanere a bocca aperta. Trovato vicino alla città di Malia, è circa del 1600 a.C.

Poi andiamo avanti e troviamo anche delle piccole teste di toro che sembrano disegni di Mordillo 🙂 .

Forse la vetrina che mi ha colpito di più è quella in cui sono riunite una serie di tazze che sembrano un servizio da tè dei nostri anni ‘60.
Abbiamo dovuto far passare qualche millennio per poter apprezzare di nuovo le forme e geometrie decorative già concepite qui.

Ci sono poi le tavolette di terracotta che raffigurano modelli di facciate di case, come un campionario da cui attingere, probabilmente decorazioni di un arredo di lusso. Vicino i veri modellini delle case, che sembrano fatti oggi da uno studente di Architettura invece che nel 1700 a.c.
Al centro della stanza c’è poi il modello che ricostruisce interamente il palazzo di Cnosso, veramente impressionante: mi inquieta un po’ quella specie di labirinto, e attira ovviamente l’attenzione dei visitatori al massimo livello.

A pranzo mangiamo solo uno spuntino, una fetta di spanakopita.
Le cene si alternano fra taverne economiche agli onnipresenti gyros, dove con 5€ mangi e sei anche pieno. Non si può fare sempre, altrimenti diventi anche tu un po’ greco, come dico ad Annamaria, cioè con la pancia prominente, che a pensarci bene non è una caratteristica di questo popolo, ma anche del nostro!
“μια φάτσα, μια ράτσα”, cioè “una faccia una razza” anche in questo!
La birretta però non c’è la facciamo mancare quasi mai, che sia una Mithos o una Fix o una Alfa!
Vista un po’ di corsa, la città di Heraklion mi ispira un viaggio ulteriore, per respirare un altro po’ della sua aria confusa.
Alla prossima, dobbiamo iniziare il periplo on the road!
Se ti piacciono questi racconti non perderne nemmeno uno!
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