Rodi – L’inizio dei viaggi in Grecia

di

Rodi – L’inizio

Tutto è cominciato da Rodi

La città di Rodi

Tutte le cose hanno un inizio.

La mia Grecia è iniziata così.


UNO


Nei primi anni del nuovo secolo ero in contatto con la associazione degli eredi di Ardito Desio, e avevo letto il bellissimo libro delle memorie del grande esploratore e geologo, famoso soprattutto per l’organizzazione della spedizione per la conquista del K2, nel 1954.

(Ardito Desio, Sulle vie della sete dei ghiacci e dell’oro. Novara: Istituto Geografico De Agostini, 1987 – ripubblicato da Mursia nel 2005 e Corbaccio nel 2013 – https://www.corbaccio.it/libri/sulle-vie-della-sete-dei-ghiacci-e-delloro-9788863806755 )

Il primo viaggio di Ardito Desio fu nelle isole del Dodecaneso, in quegli anni possedimento italiano.

(…) Appena sbarcati a Rodi, il 2 settembre 1922, Carlo fece segno a un vetturino che si affrettò ad accorrere e afferrare il nostro bagaglio per caricarlo sulla carrozzella. «Andiamo a casa mia», mi disse. «È nel quartiere greco. Puoi lasciare là per ora il tuo bagaglio in attesa di trovare un alloggio». Traversammo il quartiere del Mandracchio, poi ci inoltrammo in un dedalo di stradicciole, una più stretta dell’altra, e finalmente la carrozzella si arrestò: la via si strozzava a tal punto che non si poteva entrare. (…)

Ardito Desio, cit. p. 59-61

Il “Mandracchio” di cui parla Desio è il porto di Rodi (Mandraki, 1 sulla mappa), dove gli italiani costruirono tutta una nuova zona della città, come avevo già studiato in un altro libro trovato in quel periodo che mi aveva spinto visitare quell’isola.

(Simona Martinoli; Eliana Perotti, Architettura coloniale italiana nel Dodecaneso 1912-1943, Torino: Edizioni Fondazione Gianni Agnelli, 1999)

Chiesa di San Giovanni o Cattedrale dell’Annunciazione

Il primo ingrediente del viaggio era pronto!


DUE


Nello stesso periodo avevo scoperto, tramite guide ed altre ricerche, della presenza, proprio nelle stesse isole, delle vestigia dei Cavalieri di San Giovanni.

La storia dei Cavalieri di San Giovanni, o di Rodi o di Malta è affascinante, dalla fondazione nel 1113 durante la prima Crociata, alla loro missione come gestori di un ospedale per l’assistenza medica ai pellegrini in Terra Santa.

Parallelamente diventarono (per la difesa della fede 🙂 ) militarmente potenti con una grande flotta proprio a Rodi con la quale ingaggiarono numerose battaglie, non ultima quella di Lepanto del 1571 che arrestò l’avanzata dell’impero ottomano.

Nel 1312, nel momento della soppressione dell’ordine dei Templari, che avevano condiviso con i giovanniti molte battaglie, questi ultimi ottennero la maggior parte dei beni dei Templari e rafforzarono così la loro potenza economica.

Rodi era la loro base principale, che si estendeva anche a tutto il Dodecaneso, fino a Castellorizo. [link articolo]

L’ordine ospedaliero rimase a Rodi e dintorni dal 1305 al 1522.

Rodi nel 1490

Prima della cacciata del 1522 da parte di Solimano I il Magnifico ebbero il tempo di costruire palazzi e castelli fortificati in tutte le isole della zona. È bellissimo andare alla loro ricerca e visitarli.

Di solito sono costruiti in luoghi elevati, da dove loro potevano controllare i dintorni e da dove noi ammiriamo i paesaggi più belli.

Secondo ingrediente del viaggio, un po’ di pietre antiche e l’eco di battaglie cavalleresche!


TRE


Mio fratello, che era già stato in alcune di queste isole, mi aveva trasferito la minore “turisticità” dei luoghi, ad esempio in confronto con le Cicladi. Questo fattore per me era importante, non mi piacciono i posti affollati.

Anche a livello economico il Dodecaneso è meglio delle Cicladi.

Con questo terzo ingrediente la ricetta era pronta!


Era tanto che volevo fare un viaggio un po’ casuale, andando senza una meta precisa e con tempi dilatati: ecco l’occasione!

In primavera del 2004 avevo fatto un bel lavoro di video per una società, curando il prodotto dalle riprese al montaggio alle musiche, ed avevo ricavato una cifra che mi faceva stare tranquillo per un po’, ovviamente sempre stando molto attento alle spese.

E allora andiamo!

Inizia il mio primo viaggio in Grecia, con al seguito la mia nuova Canon XM-2, la telecamera che mi aveva fatto guadagnare il viaggio. Non avevo una fotocamera perché avevo in programma di costruire dei video del viaggio al mio ritorno.

Alcuni frammenti delle ben 14 ore di girato sono nei clip presenti qui sul sito.

Aereo su Rodi. Volo di sola andata. Il 19 maggio.

Arrivato sull’isola vado in città con l’autobus, che mi lascia in centro, ma fuori dalla città vecchia. Avevo sentito che nel quartiere ebraico, all’interno delle mura, si trovava facilmente da dormire.

Dopo una breve ricerca, passata per più di un posto dove mi facevano pagare troppo per il mio budget, mi viene indicata la signora Iliana, che affitta delle stanze a prezzi buoni.

Trovo una singola, molto piccola, c’entra quasi solo il letto, con il bagno in comune al piano, su un terrazzo. Al prezzo di 6€ è perfetta!

“La mia prima cena greca è molto buona, ma fanno delle porzioni enormi: pomodori, zucchine fritte e moussakà. Non riesco a finirla. In una gabbia c’è un merlo indiano che fischia e parla un po’.”

Daniele, diario di viaggio

La morte dello stomaco!

Poi nei giorni successivi ho cominciato a capire che le porzioni sono sempre più che abbondanti e si deve ordinare solo UN piatto!

Anche se dopo tanti viaggi ogni tanto mi sbaglio ancora e ordino troppo!

La mattina dopo mi sveglio presto e mi sento già ambientato.

Esco e dietro casa prendo un barattolo di caffè solubile e un pacco di biscotti per la colazione (questa abitudine mi è rimasta per molto tempo, anzi è da allora che bevo il caffè solubile! E i biscotti, i più semplici ed economici che sono diventati un classico, i Papadopulos, frollini tipo Oro Saiwa).

La signora Iliana mi fa il favore di scaldarmi un pentolino di acqua per il caffè e prestarmi un bicchiere.

La mia prima colazione greca è nel corridoio su un piccolo tavolino tondo, gustando i Papadopulos e il cornetto della Egean Airlines che mi era avanzato dal pasto dell’aereo.

“L’aria è fresca e il cielo limpido. Mi farò un giro in città.”

Daniele, diario di viaggio

Il quartiere ebraico (2 nella mappa) è la parte più bella del centro storico di Rodi, tranquillo perché leggermente fuori mano dal percorso turistico standard, a parte la Piazza dei Martiri Ebrei, dove è bello sedersi ad osservare le persone, come ho fatto ogni volta che sono tornato a Rodi, quasi sempre di passaggio.

Piazza dei Martiri Ebrei

La storia degli ebrei di Rodi è una delle più drammatiche.

Dopo secoli di dominio ottomano le isole del Dodecaneso diventano italiane nel 1912, in seguito alla guerra italo-turca e la comunità ebraica immaginava un miglioramento delle loro condizioni. Cosa che avvenne nella prima fase della dominazione italiana, fino alla promulgazione delle leggi razziali del 1938, dopo le quali gli ebrei furono allontanati dalla vita comune, perdendo il lavoro o la scuola quando erano bambini. Dopo l’8 settembre 1943 i tedeschi occuparono l’isola e nel luglio del 1944 deportarono ad Auschwitz tutta la popolazione ebraica, circa 2000 persone, delle quali sopravvissero alle camere a gas solo 150 persone.

Quindi ovviamente la piazza è fortemente simbolica, anche se oggi è un passaggio del percorso turistico del centro della città antica, dove ci sono molti disegnatori che fanno ritratti e caricature.

La città antica di Rodi è un luogo unico al mondo, una città medievale integra con le mura che la chiudono completamente. Sembra di essere in un set cinematografico, ma è veramente come quella originaria, o quasi. Nei secoli ha subito più restauri, ultimo quello dell’amministrazione coloniale italiana che ricostruì i palazzi storici. Lo fece in modo non proprio filologico, ma esaltando le caratteristiche delle architetture dei cavalieri di San Giovanni, secondo un restauro “stilistico” che ripulì della maggior parte delle aggiunte ottomane, tornando ad una linea estetica più consona agli indirizzi politici, per dare una prova della capacità di amministrare una città così lontana dalla madre patria.

Il palazzo del Gran Maestro, ricostruito dal 1937 al 1940, era in precedenza in stato di abbandono, anche dopo una esplosione avvenuta alla metà dell’800.

Il palazzo dei Gran Maestri dei Cavalieri di Rodi

Anche la strada monumentale dei cavalieri, Ippoton, è stata “ripulita” delle sporgenze turche e riportata ad uno stile uniforme codificato come “stile dei cavalieri”. 

È in ogni caso un posto affascinante, dove puoi anche perderti nei vicoli più stretti, lontano dal circuito turistico, e scoprire degli angoli molto belli.

Un po’ come capita a Venezia, quando vai fuori dal percorso verso Piazza San Marco.

Ippoton – la strada dei Cavalieri
Dettaglio delle decorazioni in pietra

Il governo italiano coloniale inoltre ricostruì tutta la parte verso il porto, Mandraki, con un misto di stili eclettici che vanno dalla riproposizione dello “stile cavalleresco” alle influenze veneziane al razionalismo monumentale del periodo fascista.

Dettaglio del teatro

Sono tutti edifici ancora utilizzati oggi e per funzioni simili a quelle originarie, dall’amministrazione pubblica alla banca (all’epoca Banca d’Italia).

Il portico del palazzo del governo

Si può capire molto bene lo stato originario di questa zona nei filmati dell’Istituto Luce, che, tolta la propaganda insita nel messaggio del regime, hanno un bellissimo valore documentario.

Questa parte di Mandraki mi ha molto colpito positivamente, perché ne risulta oggi un brano di città uniforme e perfettamente inserito nell’ambiente circostante, dove i materiali delle mura di cinta sono replicati nei nuovi edifici e il colore della città rimane quel sabbia beige che riesce a trasfigurarsi nella luce del tramonto.

Una delle porte della cinta muraria

Inoltre mentre camminavo nelle strade di Mandraki mi riecheggiavano le parole di Ardito Desio, quando nel 1922-24 fece i suoi primi viaggi d’oltremare proprio nel Dodecaneso, per studiarne la geologia. Il Circolo Italia, “ove a quei tempi gli italiani passavano le serate” (Desio, cit. p. 61) dove si incontrava con i personaggi che contavano e che lo aiutarono nel suo viaggio di esplorazione geologica delle isole.

Il fu Circolo Italia

Un altro degli edifici costruiti dagli italiani è il mercato di Mandraki, con negozi tutto intorno e una bella corte all’interno dove gustare una pita gyro in pace dai rumori della strada e all’ombra degli alberi. Subito fuori c’è la stazione centrale degli autobus, che conducono in tutte le parti dell’isola, anche all’aereoporto.

Mercato di Mandraki

“Camminando per la città la cosa più caratteristica sono gli animali, cani di tutte le taglie gironzolano o riposano acciambellati ed i gatti sono i veri abitanti di Rodi. Da ogni angolo spuntano mici vari, un po’ spelacchiati, ma simpatici, e spesso li vedi mangiare a gruppi gli avanzi di qualche taverna, fino alla scena più strana che ho filmato ieri verso sera: un branco di gatti sul molo che strappavano il mangiare ai corvi che volevano approfittarsene…”

Daniele, diario di viaggio

Questo degli animali, in particolare i gatti, è uno degli aspetti comuni in tutte le isole dove sono stato, sono lasciati liberi di frugare e di girare liberi sotto al tuo tavolo mentre mangi. Forse sono rimasti delle divinità come nell’antico Egitto!

In definitiva la città di Rodi (quella storica intendo, poi c’è tutta la parte moderna, più simile alle classiche città greche di oggi, con palazzi anonimi uno dietro l’altro) è un posto da visitare e respirare la sua atmosfera “medievale”, anche se non proprio autentica.

Purtroppo è un po’ invasa dal turismo, fa parte anche delle rotte delle crociere (vera calamità dei luoghi turistici), e quindi, anche se la prima volta che ci sono stato era la fine di maggio e non agosto, mi ha fatto dire 

“In effetti qui a Rodi non si sta male. Pago poco per dormire, normale per mangiare, il posto è bello, ma c’è troppa gente”. 

L’albergo delle rose

Ovviamente a Rodi città c’è il mare!

La spiaggia della città comincia dopo Mandraki, ed è abbastanza lunga, con la prima parte di fronte al Grande Albergo delle Rose, altra costruzione del periodo italiano, dove oggi c’è il Casinò e dopo una grande spiaggia libera. Verso la fine

“Il museo marittimo segna il promontorio estremo della città, dove c’è un tratto di spiaggia poco frequentata.”

Daniele, diario di viaggio

Il museo marittimo
Il faro all’estremità dell’isola

Superato il promontorio (3 nella mappa), la vera fine settentrionale dell’isola di Rodi, la spiaggia continua,  ma il vento forte la rende quasi inutilizzabile, almeno le volte che ci sono passato io. Nonostante questo molti alberghi di oggi sono proprio nella parte occidentale della città. Ne è pieno il tragitto che fa l’autobus per arrivare all’aereoporto.

Il molo con le agenzie turistiche

Nella zona del porto nuovo (4 nella mappa), dove partono i traghetti per le altre isole,  sono concentrate tutte le agenzie di viaggio e lì bisogna andare per vedere gli orari dei traghetti e prenotare il prossimo luogo da scoprire.

Per me era l’isola di Tilos.

Ma non subito, il tempo di visitare un altro luogo da non mancare dell’isola, Lindos.


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