Poseidonia – Paestum – Magna Grecia

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Poseidonia – Paestum – Magna Grecia

La “nostra” Grecia

La città vista dalle mura di cinta

Prologo

La città di Poseidonia, poi rinominata Pesto e Paestum dai Romani, è stata fondata circa nel VII secolo a.C. da coloni greci già stabiliti a Sibari, nella attuale Calabria.

Una curiosità è che i popoli “autoctoni”, o italici, hanno dato filo da torcere ai greci e nel 420-410 a.C. i Lucani hanno conquistato la città di Pesto, anche se successivamente, nel 273 a. C. i romani hanno imposto il loro potere sulla zona.

Gli scambi commerciali con altre zone d’Italia hanno creato in queste terre influenze notevoli, come ad esempio nella tomba “del tuffatore”, del V secolo, scoperta in una necropoli vicina alla città.

Coperchio della tomba del tuffatore

Questa tomba è completamente decorata da affreschi figurativi, cosa non comune nella tradizione greca, ma molto comune nel popolo etrusco.

A me ha ricordato anche la prolifica pittura minoica cretese, di centinaia di anni precedente!

Il luogo è stato abbandonato progressivamente, per una comparsa di paludi insalubri, dall’VIII-IX secolo d.C. per centinaia di anni, a parte le spoliazioni delle pietre per costruire palazzi e chiese (è più comodo avere dei blocchi già squadrati!).

A partire dal ‘700 e in modo sempre maggiore nell’800 (Goethe e il Grand Tour) qui cominciarono ad arrivare appassionati d’arte ed eruditi dei paesi del nord, alla ricerca delle origini della civiltà occidentale. La Sicilia, unica altra zona dove ammirare vestigia greche in buon stato di conservazione, era troppo lontana, e così i templi di Paestum, restaurati insieme alle campagne di scavi archeologici dell’area, restituirono dei modelli di studio per gli artisti e architetti, che imitarono nelle loro creazioni le proporzioni e i modelli formali copiati da qui, oltre che da Roma!

È praticamente da qui che nascono le architetture neoclassiche, ispirate alla “purezza” dell’arte dell’antica Grecia.

«La generale e principale caratteristica dei capolavori greci è una nobile semplicità e una quieta grandezza, sia nella posizione che nell’espressione. Come la profondità del mare che resta sempre immobile per quanto agitata ne sia la superficie, l’espressione delle figure greche, per quanto agitate da passioni, mostra sempre un’anima grande e posata.»

Johann Joachim Winckelmann

Piranesi fu uno dei numerosi artisti che rappresentò le rovine dei templi di Paestum, nella maestria delle sue incisioni.

La “Basilica”

Di Marco0 V. – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=71181333


Basta con la teoria – Si entra!

Emozione forte, arrivi con la macchina e già vedi da vicinissimo uno dei tre splendidi templi del sito.

Il parcheggio è un capolavoro! Con gli alberi ed anche una zona in fondo per i camper (tieni presente che a pochi chilometri c’è il mare!). Costa solo 4€ tutto il giorno, mi sembra ottimo, anche perché in auto abbiamo qualche bagaglio ed è meglio essere più sicuri.

Poi vai a piedi per la via che costeggia il parco archeologico(creata alla metà del XVIII secolo da Carlo di Borbone).

Da fuori

Già arrivare alla biglietteria è un primo immergersi nell’atmosfera della città del VI e V secolo a.C., con la recinzione bassa e che permette la vista dell’interno.

La giornata purtroppo è un po’ fosca, ma almeno c’è un po’ di aria fresca che aiuta con il caldo e l’ombra degli alberi, diffusi nel sito, aiuta per le pause.

Il sito è tenuto molto bene, così come il museo (anche se in restauro in questo periodo di luglio 2021) pieno di capolavori da vedere assolutamente!

Il 2° tempio di Era (460 a.C.)

https://it.wikipedia.org/wiki/Tempio_di_Nettuno_(Paestum)

“Era dalle bianche braccia … la nobile dea dai bellissimi occhi” –

Omero, Iliade

“la dea dagli occhi bellissimi tremò e sedette in silenzio, frenando il suo cuore”

Omero, Iliade

Entri nella zona meridionale del sito, e sbatti la faccia subito contro il 2° tempio di Era, cosiddetto di Nettuno perché visto che la città si chiamava Poseidonia il tempio doveva essere dedicato a Poseidone (poi Nettuno per i Romani).

Questo è abbastanza ben conservato da rendere l’idea di come poteva essere quando il sacerdote usciva per fare i sacrifici alla dea Era, moglie di Zeus (ma in realtà anche sorella).

“subito, intorno all’altare ben costruito collocarono la sacra ecatombe, si lavarono le mani e presero i grani d’orzo.”

Omero, Iliade
Il frontone del tempio
Il doppio ordine di colonne all’interno della cella che sosteneva il tetto in legno
Il lato lungo del tempio

https://fi.wikipedia.org/wiki/Heran_temppeli_II_(Paestum)#/media/Tiedosto:1911_Britannica-Architecture-Temple_of_Poseidon.png

Questo tempio, costruito intorno al 460 a.C. ha circa le stesse proporzioni di quello di epoca subito successiva di Zeus ad Olimpia (finito verso il 456 a.C.), che è poi diventato un prototipo per i templi dorici. Lì la statua di Zeus era fatta da Fidia ed era definita, quando studiavo l’architettura greca, “crisoelefantina”, che poi significa semplicemente rivestita di oro e avorio.

https://it.wikipedia.org/wiki/Statua_di_Zeus_a_Olimpia

Ma è questo tempio di Paestum che ha dettato le regole che poi si sono perfezionate lì nella madre patria! Ed è stato anche fondamentale per la diffusione del neoclassicismo, come dicevo prima.

Sto particolarmente in fissa con il paragone con il tempio di Olimpia perché poco dopo l’esame di Storia dell’architettura 1, o contemporaneamente, non ricordo più, avevo preso il mio primo computer (parliamo della fine degli anni ’80!) e mi dilettavo già con le costruzioni tridimensionali.

Avevo costruito in 3d il tempio di Zeus ad Olimpia! E provato anche qualche rendering a colori! (appena trovo le immagini a colori le metto)

Ecco qua la prova! Stampate sulla mia stupenda stampante ad aghi di quegli anni!

In realtà ero stato a Paestum proprio negli anni dell’università con due cari amici, Gianpaolo e Stefano, ma pensavamo più a scherzare che a farci affascinare dalla storia, o magari tutt’e due. Fra l’altro rivedendo le foto del 1989 ho notato che non c’era lo steccato intorno e si poteva andare fino a toccare le colonne del tempio! Purtroppo oggi non è possibile, ma sarebbe molto bello potersi avvicinare di più. Ho letto che a volte fanno anche entrare nel peristilio (il portico esterno), magari solo in poche occasioni. Devo scoprirlo e tornarci apposta!

Quando le foto erano diapositive!
Non ero molto serio!

Il 1° tempio di Era (560-520 a.C.)

https://it.wikipedia.org/wiki/Basilica_di_Paestum_(tempio_greco)

Di Xkx di Wikipedia in italiano, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=31457977

Il tempio di Era I, cosiddetto Basilica

Andando avanti verso sud dopo il 2° tempio di Era c’è il 1° tempio, sempre dedicato alla moglie di Zeus. È molto più rarefatto e di impianto più arcaico. Basti pensare alle 9 colonne sul fronte, molto rare nei templi greci, che corrispondono alla divisione assiale della cella con una fila di colonne centrale. Inoltre guardando la colonna ha una “entasi” (cioè la rigonfiatura della colonna) molto pronunciata, così come il capitello molto schiacciato. Praticamente una colonna “cicciona”, quasi minoica!

Le colonne quasi “minoiche”
Dettaglio del capitello

È comunque ottimamente conservato, almeno nelle colonne perimetrali, tutte al loro posto.

La scultura di Mimmo Paladino

Fra i due templi c’è una scultura contemporanea molto bella che si riconosce subito essere di Mimmo Paladino, il cavallo di sabbia, vedi qui maggiori informazioni:

https://www.museopaestum.beniculturali.it/il-cavallo-di-sabbia/

Il tempio di Atena (500 a.C.)

https://it.wikipedia.org/wiki/Tempio_di_Atena_(Paestum)

“… dea dagli occhi azzurri”

Omero, Iliade

Atena è una delle più importanti dee del pantheon greco, venerata da Delfi a Lindos, fino, ovviamente, ad Atene, di cui era protettrice, dopo la vittoria della contesa con Poseidone.

Il suo albero sacro era l’ulivo, l’albero più importante della civiltà mediterranea, originario dell’Asia Minore e Siria, ma presente anche a Creta, dove ce ne è uno che ha circa 4000 anni ed è ancora prolifico!

https://www.linkiesta.it/2018/05/lulivo-piu-vecchio-del-mondo-si-trova-a-creta-ha-4000-anni-e-produce-a/

Arrivando dal lato ovest c’è proprio un gruppo di ulivi che accompagnano la visione del tempio, mentre sali sulla collina di Atena.

Questo di Atena è di epoca intermedia fra la “Basilica” e quello di “Nettuno” ed presenta per la prima volta la coesistenza dell’ordine dorico e di quello ionico, utilizzato per le 6 colonne del “pronao”, la parte interna prima di entrare nella cella. Purtroppo sono rimasti solo due capitelli e quindi non si vedono in situ, ma conservati nel museo.

Essendo un tempio più tardo ha una proporzione più slanciata ed essendo più piccolo non c’è la presenza di una divisione interna della cella, come negli altri due santuari meridionali.

Fanciulla che sacrifica su un piccolo altare

Dal lato est, verso l’uscita, dove ci siamo scattati la foto qui sotto, c’era l’altare per i riti e sacrifici, proprio dove era poggiata la macchina fotografica!

Intermezzo

Tornare a Paestum dopo tanti anni è come andarci per la prima volta!

Meglio così, è stata infatti una giornata speciale.

Visto che non siamo molto da selfie ci siamo fatti solo questa foto, in cui siamo un po’ troppo seri!

Atena con il suo elmo

Qui siamo davanti al tempio nord, quello dedicato ad Atena, o Pallade (giovane) Atena, visto che siamo anche noi sempre giovani!

Ovviamente fra un tempio greco e l’altro c’è tutta la città successiva, della fase romana, con un anfiteatro, il foro e numerose case, oltre alle terme e molto altro!

Dettaglio di un impluvium di una casa romana

Il museo

Poi c’è il museo, uno scrigno di tesori da vedere, dai vasi a figure rosse alla tomba del tuffatore, alle scene “splatter” alla Tarantino!

Vaso a figure rosse con Poseidone
Scena di banchetto della tomba del tuffatore
Splatter d’annata!

Una cosa nel museo mi ha fatto riaffiorare un mondo che ho appena toccato qualche anno fa, quello del pianto rituale delle donne davanti al defunto, presente dall’antica Grecia alla Lucania e Puglia degli anni ’50 del ‘900, quando mio padre [  http://www.arturoarcomano.it/index.html   ] aiutò una volta Ernesto De Martino a registrare uno dei lamenti funebri durante un funerale nel suo piccolo paese lucano! 

Lamento funebre su una tomba

E trovare sul dipinto della tomba le donne che si lamentano mi ha fatto pensare: è ora di leggermi i libri di De Martino sul lamento funebre, e trovare il filo che dalla Magna Grecia è arrivato fino (quasi) ai tempi nostri!

https://it.wikipedia.org/wiki/Ernesto_de_Martino

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