Telendos – Kalymnos – Dodecaneso
Ritratto di una sub-isola

L’isolotto di Telendos, a poche centinaia di metri da Myrties, dal lato ovest di Kalymnos, è come una grande spugna. Un panettone che galleggia nel mare.
La superficie delle pareti è costellata di buchi e caverne, molti dei quali sono meta di free climbers di tutto il mondo.

La sua leggenda è una storia d’amore osteggiata dai familiari e finita male.
La sua storia è un terremoto durato 14 giorni che l’ha divisa dall’isola di Kalymnos, come i due amanti, facendo crollare nel mare il sogno della loro unione.
La traccia della leggenda è il volto della principessa impresso nella roccia.
Le prove della storia sono i resti di una città sommersa nel tratto di mare che le divide.

Il nucleo roccioso di Telendos è circondato da un po’ di detriti sparsi e da vegetazione bassa, dove ci sono i sentieri che fanno esplorare l’isola. Ogni zona ha caratteristiche peculiari.
La parte del promontorio basso, vicino al villaggio, è quella più accessibile, sembra un’isola diversa, dai contorni più morbidi e nasconde una cappella costruita sugli scogli a ponente, Aghios Georghios. Alcune tombe coperte a volta sono sparse sulla collina nella necropoli paleocristiana.
La spiaggia di Hochlakas è il luogo perfetto per gli adoratori del sole, specialmente verso il tramonto.
Il lato a sud è uno strano paesaggio precario, forse il volto della principessa di Telendos è sconvolto dal crollo del suo amore.

I massi enormi di cui è pieno il cammino sono testimoni di una frana continua. Anche il sentiero non è molto stabile. Alcuni punti sono crollati verso il mare e bisogna spostarsi sull‘interno, in altri si cammina su una piccola traccia in un fianco ripido.
L’unica cosa che rimane tranquilla è l’acqua del mare, calma con la sua lieve increspatura.

“Dove fanno free climbing ora lo so. Ci sono andato.
È dal lato nord dell’isola e ci si arriva dal villaggio in un’ora e mezza di cammino abbastanza semplice e segnato con i punti di vernice sulle rocce più evidenti. Si cammina a mezza costa per almeno un’ora, con il vento che rende l‘aria fin troppo fresca. Poi si cominciano a vedere le pareti verticali di roccia e ogni tanto un puntino colorato attaccato in un punto della parete. Se fermi un po’ lo sguardo vedi che il punto piano piano sale. A volte dialoga con un punto fermo alla base della parete. Poi scende velocemente una volta arrivato ad una certa altezza. Secondo me questi free climbers non sono normali:
- vengono in Grecia a ottobre novembre
- passano tutto il giorno attaccati come ragni ad una parete di roccia all’ombra, senza sole …
Daniele, diario di viaggio
Dalla mia stanza mi svegliavo così
“Come i Greci, io sono sempre stato un adoratore dell’aurora”
Henry David Thoreau
dice Thoreau in Walden.
Qui dalla finestra della stanza l’aurora è un po’ in ritardo, visto che l’alta costa di Myrties a Kalymnos tiene nascosto il sole per un po’. Ma quando esce fa esplodere di luce il mare e un milione di spilli d’argento vibrano sull’acqua.
I proprietari della stanza sono una famiglia semplice, il padre va a pesca da quando ha dodici anni e vorrebbe sempre stare in mare invece che a seguire la taverna (chiusa in questo momento dell’anno). La signora si occupa delle stanze e della cucina.
Michalis, il figlio, aiuta a servire ai tavoli, ma la sua grande passione è la musica. Nei momenti tranquilli suona il baglamas, uno strumento simile al bouzuki, ma più piccolo. Tutti e due sono tipici del rebetiko, il “blues” greco, la musica delle classi povere. Le storie parlano di droga, prostituzione e prigione. Durante gli anni ’30 del ‘900 le autorità avevano proibito il rebetiko e perseguitavano i rebetes, ma è passata indenne attraverso la dittatura ed è una musica viva.
Un giorno sono andato verso il molo e ho visto Michalis provare un pezzo molte volte con i suoi amici. Un pezzo quasi ipnotico, ripetitivo, con le parole in rima che si rincorrono.
Mi è rimasto in testa e dopo molti anni ho capito qual’era:

“I’m tired, my friend” mi dice Iannis, della taverna Rita. La stagione inizia a marzo e finisce a novembre, siamo ad ottobre e rimane il mese dei free climber prima della chiusura.
Quando stacca dal lavoro Iannis va su un’altra isola a riposarsi. Rimanere qui significherebbe continuare a lavorare, mettere a posto, dipingere qualcosa.
Nel periodo estivo ci sono tanti turisti “normali” che scelgono Telendos per la sua dimensione raccolta e tranquilla. Nessuna auto, un waterfront con un po’ di taverne una di seguito all’altra. Qualche negozio di souvenir e un supermarket. E qualche spiaggia dove stendersi al sole. Oltre Hochlakas c’è quella di Potha verso est, divisa in due, la makro e la mikro, detta anche Paradise Beach. Ed è vero!
Arrivano un gruppo di climbers e parlano con Iannis delle varie vie percorse. Anche lui arrampica e conosce tutti i segreti delle rocce di Telendos.
C’è un sottile fascino in questa disciplina, fatto di sfida con sé stessi e di un rapporto autentico con lo scenario naturale.

La taverna ha i soliti elementi caratteristici, un po’ di azzurro, una rete da pesca e qualcosa in più: divanetti di legno con i cuscini sopra, le librerie con i libri che si possono prendere in prestito, la panca di pietra con sopra il tappeto tipico dei kafenia greci, e altri dettagli che rendono caldo l’ambiente. Poi c’è Iannis, che cordialmente accoglie tutti in modo affettuoso e si fa in quattro per ogni esigenza. Ovviamente che sia carne o pesce o verdure la sicurezza di un buon pasto c’è sempre.
Quando vedo i posti come questo non posso non pensare alla taverna di “Mediterraneo” come simbolo di una fuga e di una vita diversa…

“Si dice che sulla vasca da bagno dell’imperatore Tching-Tang fossero incisi gli ideogrammi corrispondenti a queste parole: «Rinnovati completamente ogni giorno; fallo ancora ed ancora, e ancora per sempre». E’ una massima che accetto”.
Henry David Thoreau
Bisogna accettarla come Thoreau e il rinnovamento è anche andare via da questo piccolo paradiso aspro e morbido.
I taxi boat, come traghettatori delle anime, portano continuamente persone avanti e indietro fra le due parti del cordone ombelicale fra Telendos e Myrties. Oggi hanno portato me indietro, in cambio delle solite due monete, per tornare con il bus a Pothia, capoluogo di Kalymnos, all’imbarco della nave per la prossima destinazione.