Nelle montagne di Lefkada – Rincorrendo il cielo

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Nelle montagne di Lefkada

Rincorrendo il cielo

Il giorno che abbiamo cambiato casa, spostandoci più a sud, nel villaggio di Agios Petros, ce la siamo presa comoda. Abbiamo deciso di non andare al mare e di:

  • insediarci nella nuova stanza
  • mangiare un boccone
  • andare con calma nel pomeriggio ad esplorare l’interno di Lefkada e le sue montagne.

L’ultima colazione ad Exanthia, nel nostro portico… mettere a posto i pochi bagagli…  caricare la macchina. Tutto con molta calma, ci aveva detto Giannis che non aveva nessuno dopo quindi non avevamo il limite di orario per il check out.

Sulla strada: La porta del cielo

Il sole scalda l’aria e ovviamente ci muoviamo che fa già caldo.

Arrivati a San Pedro, la nostra nuova casa, sistemiamo tutto nella stanza. Dopo pranzo un piccolo riposino, e pronti per andare.

Ho visto che uno dei villaggi dell’interno, Egklouvì, dovrebbe essere uno dei posti più caratteristici dell’interno e ci dirigiamo lì.

Le montagne di Lefkada

Le montagne di Lefkada sono calcaree e sembra di stare in Abruzzo. Salendo si arriva su un inaspettato altopiano, completamente coltivato a grano e altro che non riusciamo a capire, magari le lenticchie di Egklouvì. Il passo a 893 metri è segnato dalla piccola chiesa di Agios Donatos, dove molti pozzi raccolgono l’acqua, penso delle falde acquifere. Un signore che si ferma con l’auto prende il secchio e si fa una bevuta.

Qui a Lefkada non c’è carenza di acqua come in molte altre isole, specialmente dell’Egeo. A parte i mesi estivi l’acqua sgorga sempre dalle sorgenti nelle montagne.

Sulla cresta di fronte le rovine di un mulino a vento ci ricordano i tempi in cui l’energia era fornita dalla natura in modo semplice, come in tutti i posti dove il vento è costante. Per fortuna sembra che stiamo ritornando ad utilizzare il potere del vento, come racconto nel primo post del viaggio, nel sud d’Italia.

Anche in Grecia stanno sfruttando il vento, ma, come da noi, il pericolo è quello di esagerare e fare solo business invece che cogliere l’occasione per fare un passo verso un altro modo di produrre l’energia!

Ho letto però una storia bellissima su Tilos, un’isola nel Dodecaneso, che mi è rimasta nel cuore dal mio primo viaggio del 2004 (la racconterò al più presto qui sul blog). Leggi questo

https://www.repubblica.it/dossier/esteri/eu4you-europa-progetti-parlamento-ue/2019/05/05/news/grecia_cosi_rinasce_tilos_la_prima_isola_verde_del_mediterraneo-225541506/

Hanno preso anche un premio!

https://cordis.europa.eu/article/id/430431-greek-island-tilos-picks-up-award-for-clean-energy-transition/it

Questi sono gli esempi da seguire, il modo giusto per pensare ad una vera “transizione ecologica”, non far comprare il monopattino a spese dello stato!

Sullo sfondo le colline con la stazione radar e la chiesa del profeta Elia

Già da qui vicino alla chiesa di Agios Donatos si vedono le mete che ci siamo prefissi:

  • il punto quasi più alto dell’isola, con la immancabile chiesa del profeta Elia
  • il sito della vecchia antenna radar abbandonata, perché ovviamente i militari non è che pensano a ripristinare l’integrità del paesaggio.

Ne hanno costruita un’altra più in là e hanno abbandonato questa, ovviamente non so perché.

La stazione radar

Mi faccio prendere dalla mia mania dei ruderi industriali, dove i colori scrostati fanno contrasto con il cielo blu e i materiali in degrado esplodono in colori assurdi. Sembra come una saturazione massima, e ti assicuro che non forzo quasi mai le foto, tanto meno questa volta, non ce ne era bisogno!

Andiamo via velocemente, Annamaria era un po’ angosciata dalla situazione.

Verso il cielo

Andando verso la chiesa lassù in cima sbuchiamo in uno strano paesaggio, che sembra fatto di calanchi, ma poi vedendo meglio è una cava di sabbia. Comunque sembra sempre un piccolo Zabriskie Point!

Ci avventuriamo con l’auto per una strada sterrata che sale sul fianco della montagna, a volte un po’ troppo degradata per la nostra “normale” auto; abbiamo temuto un po’, ma procedendo piano e con accortezza arriviamo finalmente su in alto.

Pochi passi a piedi, ancora con la tensione dentro del tragitto, dobbiamo rilassarci un po’. Lassù c’è una coppia con un fuoristrada che osserva intorno con il binocolo. Chissà, magari dormiranno qui, svegliandosi sulla vetta del cielo!

A sinistra Lefkada, a destra Nydri

Il paesaggio è completamente aperto e, nonostante la leggera foschia, ci godiamo tutto il lato est dell’isola dall’estremo di Lefkada città a sinistra fino a Nydri sulla destra e oltre, verso la terraferma dell’Epiro (Piazza Epiro è qui dietro casa mia a Roma!), con le montagne vere.

Che poi anche qui non è proprio il nulla, il cartello dice 1015 m, che nell’isola fa un dislivello notevole, visto che parti dal livello del mare.

La chiesa del profeta Elia è una stanza unica con l’iconostasi decorata e dipinta, con al centro San Crisostomo. Al centro della stanza c’è una specie di piccola cupola cieca sollevata sopra un cilindro, dipinta all’interno come i lucernari di Le Corbusier al convento della Tourette in Francia.

Le Corbusier, Convento di Santa Maria de La Tourette, 1953-’60 vicino a Lione, Francia – i lucernari della chiesa – da una mia diapositiva del 1991

Come sempre in Grecia trovo qualche frammento di quello che ha fatto germinare nella prima parte del ‘900 l’architettura moderna in Europa. È una lezione che scopro ogni volta che torno qui, e penso sempre che senza queste immagini dentro un architetto come Le Corbusier non avrebbe fatto certe cose. Fra l’altro è buffo che proprio in questo convento abbia collaborato con il musicista e architetto greco Iannis Xenakis. Se ti incuriosisce comincia da qui 

https://www.couventdelatourette.fr/the-building.html

Il terrazzo che circonda la chiesa offre una vista sulla valle ed anche sul villaggio di Egklouvì. La cosa bizzarra, che secondo me ha una sua simbologia, è che ad ogni angolo c’è un emergenza verticale, tranne dove c’è il cancello di entrata.

Agli altri tre angoli ci sono la bandiera greca, un po’ strappata ma sempre presente, il campanile con la campana, verso il dirupo della montagna e un piccolo albero verso il mare.

Egklouvì

Lasciamo la piccola chiesa in cima al cielo e riscendiamo per andare finalmente al villaggio sotto. Siamo un po’ stanchi e quindi non camminiamo molto in paese. Egklouvì è famoso per la coltivazione delle lenticchie, ci sono infatti vari negozi che le vendono. Le case sono arroccate nei vicoli, con le solite caratteristiche di Lefkada: il portico con i supporti a mensola, le persiane, ma con un aspetto più di montagna.

La piazza di Egklouvì
La chiesa di Άγιος Γεώργιος

La piazza ha un enorme albero con la taverna integrata perfettamente nel luogo e più avanti la chiesa di Άγιος Γεώργιος (San Giorgio) fa da bordo al paese.

Nella piazzetta vicino, dove affaccia la scuola, c’è il monumento a un combattente.

Sono andato a vedere che vuol dire la scritta: “ΕΘΝΙΚΗ ΑΝΤΙΣΤΑΣΗ / ΕΑΜ ΕΛΑΣ ΕΠΟΝ” (Resistenza nazionale – EAM ELAS EPON). 

Le sigle sono:

  • EAM: Fronte di liberazione nazionale, movimento clandestino, emanazione del KKE, il partito comunista greco
  • ELAS: braccio militare dell’EAM
  • EPON: organizzazione giovanile del partito

Il monumento testimonia, come accade spesso nei luoghi di montagna, la resistenza contro gli occupanti nazifascisti durante la seconda guerra mondiale.

L’ELAS era fra i gruppi armati più presenti, ha portato a termine numerose azioni contro gli occupanti negli ultimi anni della guerra, a volte anche con il contributo degli alleati inglesi (ad esempio a Creta, che è rimasta occupata dai tedeschi più a lungo).

Successivamente, alla fine della guerra, questi gruppi sono stati messi fuori legge dal governo centrale, sempre appoggiato dagli inglesi e dagli Stati Uniti.

Un anticipo di “guerra fredda”, visto che bisognava “arginare” il pericolo comunista in tutta l’Europa. Da qui è nata la guerra civile greca, durata qualche anno e con molti caduti da entrambe le parti.

Qualcosa di simile a quello che è accaduto qui in Italia (a parte la vera guerra civile), ma forse, da quello che ho capito, in Grecia il “pericolo” di bolscevizzazione era maggiore perché i numeri in campo erano maggiori. L’EAM aveva circa due milioni di sostenitori su sette milioni di abitanti.

Sono tematiche molto interessanti che dovrò approfondire piano piano. C’è sempre il rischio di non comprendere bene le dinamiche di un altro popolo e della sua storia.


Andando via dal piccolo monumento, la mente mi girava intorno alla scoperta del suo segreto ed aver aperto uno spiraglio mi fa sentire più vicino alla storia dei luoghi che tocco nei viaggi, come mi è sempre capitato.

Salutando il paese di montagna siamo tornati alla nostra collina bassa verso la costa di Vasiliki, nel villaggio di Agios Petros, dove abbiamo passato delle ottime serate!

Al prossimo racconto!

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